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Il doppio vantaggio al riposo faceva ben sperare, il gol di De Roon aveva fatto apparire i fantasmi. Spalletti la risolve con i cambi e Elmas la chiude
La storia di questa partita la riassumeremo in 5 capitoli. Cinque fasi di una sfida che ha visto il Napoli soffrire con ordine e colpire con cinismo. Una sofferenza condita ed alimentata da scelte tecniche al limite dell’illegalità ed un cinismo degno del miglior cecchino: one shot one goal.
Mario Rui, alla fine, risulterà tra i migliori in campo, il Capitano porta a casa +4 al fantacalcio con gol ed assist. Koulibaly, capitano in pectore, croce e delizia, ma quando delizia lo fa con i contro…fiocchi.
Fase 1: i primi quindici minuti horror del Napoli
Una quantità di errori tecnici che, probabilmente, non si erano visti nell’intero campionato. Merito certamente della pressione di un’Atalanta volitiva ed atleticamente predominante. Colpa, senza dubbio, di un approccio quanto meno superficiale alla partita (ancora una volta).
Fase 2: il gol e la consapevolezza
Il Napoli prende a giocare e con Zanoli, più che degno sostituto di Di Lorenzo, trova l’imbucata che cambia l’inerzia della partita. La brama di Mertens che punta ad arrivare sulla verticalizzazione e la scaltrezza dello scugnizzo a spostare la palla quel tanto che basta. Sul dischetto un Capitano. Un Insigne che, forse, non troverà il gol su azione da troppo tempo, ma che sa prendersi la responsabilità di un tiro dagli undici metri pesante come blocco di granito. Il Napoli prende consapevolezza dei propri mezzi e prova a gestire.
Fase 3: il raddoppio e la tranquillità
Il gol del raddoppio arriva a portare tranquillità agli azzurri. Lobotka è sempre più padrone del centrocampo e detta tempi, recupera palloni ed innesca gli avanti. Quando decide di mettersi in proprio lo fa in maniera devastante e va a conquistarsi una punizione tanto invitante quanto conveniente. Lo schema chiamato con gli occhi da Insigne è quasi poesia. Il lob a scavalcare la barriera ed il 180° al volo di Politano fanno innamorare del calcio. Gli azzurri controllano e vanno al riposo convinti di poterla portare a casa.
Fase 4: la sofferenza ed i fantasmi
Al rientro in campo Gasperini stravolge la sua Atalanta e prende il pallino del gioco. I ritmi che impongono gli orobici sono da campionato anglosassone ed il Napoli soffre. La pressione ed i raddoppi sui portatori azzurri sono da atleti di triathlon. 100 polmoni a testa e l’irruenza di Connor McGregor. Il gol di De Roon fa apparire i fantasmi al Gewiss Stadium. L’Atalanta continua a spingere e tocca ad Ospina tornare a mettere tranquillità. Già che non si sia fatto male, in tutta la partità, permette agli azzurri di andare a dormire più sereni. La manona del n.1 azzurro salva il risultato e scaccia gli spettri di un’altra occasione sciupata.
Fase 5: I cambi, il gol ed il controllo
Gasperini con i suoi cambi mischia le carte. Spalletti gli risponde cambiando gli esterni. Dentro prima Elmas e poi Lozano. Fuori Insigne la fascia passa sul braccio del Komandante che, da buon leader, si erge sugli scudi e prende per mano i suoi. La palla recuperata in mezzo all’area, il lancio per Lozano che si invola sulla fascia, l’inserimento 90 metri più avanti ad attirare a sè i tre difensori bastano a giustificare qualche sbavatura precedente. L’intuizione del Chucky che serve Elmas dall’altra parte e la freddezza del macedone sarebbero da riproporre nei corsi quando si parla di contropiede perfetto. Il terzo gol, a 10 dalla fine, manda in confusione i padroni di casa che devono arrendersi al controllo azzurro.
Non è stata sicuramente la partita più bella del Napoli, ma lo sguardo del tecnico avversario, al termine della partita, ripagano di tutta la bellezza che è mancata nel gioco azzurro. E poi ci sono i tre punti e la momentanea vetta della classifica, tanto basta per essere felici.
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