Ferrari: le ragioni della riscossa del Cavallino e le prospettive in chiave 2020

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Se i successi della Ferrari in Belgio ed in Italia apparivano alquanto prevedibili, il trionfo di Singapore è arrivato invece in maniera del tutto inaspettata. Quali, però, le ragioni della vittoria in terra asiatica?

Sono serviti due anni per rivedere di nuovo una doppietta Ferrari in Formula 1. Dall’uno/due targato Vettel/Raikkonen di Budapest 2017 a quello confezionato da Vettel e Leclerc sul tracciato di Marina Bay la scorsa Domenica. Un successo quest’ultimo sorprendente, su di un circuito che tutti immaginavano come capace di acuire le criticità mostrate dalla SF90 durante tutto il campionato 2019. Eppure il trionfo è arrivato ed è frutto di uno sviluppo della monoposto che ha portato la vettura del Cavallino ad essere, dopo tre gare, solo lontana parente della macchina inguidabile vista all’Hungaroring.

DAL MOTORE ALL’AERODINAMICA: TUTTE LE RAGIONI DI UNA RITROVAVA COMPETITIVITÀ

I motivi che hanno portato la Ferrari a mostrare una reale supremazia a Singapore, sono da ricercare in diversi caratteristiche del nuovo corpo vettura. Si parte innanzitutto da un’aerodinamica stravolta, soprattutto per quanto riguarda il fondo della monoposto. Introdotto infatti un nuovo diffusore per i circuiti ad alto carico, modificato in particolar modo in prossimità delle coperture posteriori. Un elemento quest’ultimo che ha consentito di ovviare al sovrasterzo in uscita di curva, permettendo in tal modo una migliore gestione degli pneumatici. Così facendo, si è garantito alla SF90 anche un miglior rendimento sul passo gara, reale problema della creatura sfornata dagli ingegneri di Maranello.


Basti pensare alle 6 pole ottenute nel 2019 dalla Rossa, non confortate però da altrettante vittorie. Di fatto, la Ferrari è riuscita ad ottenere i due successi in Italia ed in Belgio soprattutto grazie all’abilità dei propri piloti, capaci di fronteggiare una Mercedes leggermente più veloce sul long run. Stoica, in questo senso, la resistenza messa in campo a Spa da Sebastian Vettel, alle prese con un grip totalmente assente al posteriore in occasione del corpo a corpo con Lewis Hamilton. Non da meno la caparbietà con cui Charles Leclerc ha tenuto dietro Valtteri Bottas a Monza, in un finale di gara in cui la manovrabilità della monoposto italiana era ridotta al lumicino. Manovrabilità che invece le due vetture del Cavallino hanno mostrato a Singapore, con Vettel capace di rifilare oltre 4 secondi ad Hamilton.

La terza evoluzione del propulsore 064 introdotta a Monza ha inoltre fatto la sua parte. La nuova power unit Ferrari ha infatti garantito un’erogazione più fluida e meno brutale, capace di garantire una maggiore stabilità in curva.

PROSPETTIVE PER LA FINE DELLA STAGIONE E L’AVVIO DEL 2020

La ritrovata efficacia da un punto di vista aerodinamico della SF9o apre spiragli per un finale di stagione in crescendo. I prossimi Gran Premi di Russia e Giappone potrebbero infatti rappresentare la definitiva consacrazione per la Rossa, con le Mercedes costrette, nel caso, a fare i conti da ora in poi con le monoposto italiane per la conquista del primato. Con il nuovo pacchetto comprensivo di ali anteriori e posteriori ad alto carico, in aggiunta al diffusore, la supremazia delle frecce d’argento potrebbe dunque essere solo un lontano ricordo. A Stoccarda ormai lo hanno compreso e chissà che ciò non possa essere da monito in chiave 2020. Se alla superiorità in termini di potenza dovesse abbinarsi anche una perfetta manovrabilità, il prossimo potrebbe davvero essere, infatti, un anno fecondo per la casa di Maranello.

Tutto ciò, specie nel caso in cui in casa Ferrari si volesse puntare sulla continuità nello sviluppo della vettura. Un elemento quest’ultimo che ha caratterizzato tutte le ultime creature della scuderia modenese e che potrebbe ora rivelarsi arma in più per il futuro.


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