AIC, Calcagno: Trovare equilibrio fra gare, meriti e aspetti economici”

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Dobbiamo trovare il punto di equilibrio fra giocare meno, preservare il merito sportivo e valorizzare gli aspetti economici , con una migliore ridistribuzione”. Per Umberto Calcagno, presidente dell’Aic intervistato dal “Corriere della Sera”, il futuro del calcio passa da qui. La Fifa vuole portare avanti l’ipotesi del Mondiale biennale, ieri Mbappè e Lewandowski si sono detti contrari ma altri colleghi sembrano pensarla diversamente. “Ci sono due direttrici. La prima è la tutela della salute dei grandi calciatori, con più di 70 partite a stagione, 50 delle quali con meno di 4 giorni di recupero: il punto fermo sul quale tutti i calciatori sono d’ accordo è che non si può continuare a collaborare così tanto – commenta Calcagno – Le finestre Fifa ad esempio vanno riviste. Secondo: non contrastiamo la ricerca di nuove risorse, ma alle nuove competizioni ci si deve arrivare con il merito sportivo. Altrimenti c’è il rischio di svilire i campionati interni”. Guardiola ha invitato i giocatori a scioperare ma calciatori e allenatori sono disposti anche un guadagnare meno? “Con meno partite in più conquista non è detto che si guadagna meno – replica Calcagno – Il top player si pone il problema di svolgere la sua attività professionale in maniera diversa, con meno partite e meno viaggi, per fornire prestazioni migliori”. Guardiola ha invitato i giocatori a scioperare ma calciatori e allenatori sono disposti anche un guadagnare meno? “Con meno partite in più conquista non è detto che si guadagna meno – replica Calcagno – Il top player si pone il problema di svolgere la sua attività professionale in maniera diversa, con meno partite e meno viaggi, per fornire prestazioni migliori”. 

Il giocatore medio, invece, “ha paura che si crei un dislivello più ampio fra 3-4 squadre e le altre, senza una redistribuzione adeguata. E questo deve essere il timore di tutto il sistema”. Calcagno invita poi a “continuare a lavorare sui settori giovanili. Veniamo da un grande trionfo – il riferimento a Euro2020 – ma il minutaggio degli italiani è passato dal 68% del 2006, al 36% del 2020. Purtroppo il problema è ancora più forte, per la norma fiscale sui cosiddetti ‘impatriati’ che permette di pagare la metà dell’Irpef a chi arriva dall’estero: abbiamo una sperequazione per i calciatori che sono già in Italia. Anche in B si sia arrivati ​​già al 30% di minutaggio dei giocatori non selezionabili per le nostre nazionali”. E sulla riforma dei campionati aggiunge: “L’abbiamo già discussa e deliberata in consiglio direttivo, ma ci interessano prima le regole e sapere sono le nuove risorse per B, C e dilettanti. un campionato delle squadre non deve essere il punto di partenza”. Infine, un fiore’occhiello: nel italiano c’è il campionato di vaccinati. “Abbiamo spinto molto su vaccini e comportamenti. Siamo stati un esempio”. 



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